giovedì 5 gennaio 2017

The Monsoon Bassoon - Il passato dei Knifeworld era già il futuro


Se conoscete i Knifeworld probabilmente sapete che il loro leader e fondatore, Kavus Torabi, oltre ad essere stato chitarrista nell'ultima fase dei Cardiacs, è anche coinvolto in numerosi act che confinano con il rock sperimentale e il prog tra cui nell'immediato vengono in mente da citare Guapo e Gong. Ma, se al momento apprezzate i Knifeworld e li ritenete originali, a questo punto meriterebbe fare un passo ancora più indietro, adottando la formula del "forse non tutti sanno che"... negli anni '90 Kavus Torabi militò in una band che faceva quello che fanno più o meno oggi i Knifeworld, ma con molta più lungimiranza: i The Monsoon Bassoon. Ecco per voi un aneddoto che spiega di chi stiamo parlando: siamo nel 1998 e i The Monsoon Bassoon si stanno facendo conoscere in Inghilterra suonando in giro per locali. Alla fine di uno di questi spettacoli il responsabile di una major intercetta la band per complimentarsi: "il vostro è stato il miglior concerto al quale abbia mai assistito". "Bene - replicarono - allora perché non ci stacchi subito un assegno e mettiamo una firma su un contratto?" La risposta del responsabile fu più che franca: "Perché se ingaggiassi un gruppo come il vostro perderei subito il mio lavoro."

I The Monsoon Bassoon pubblicarono quindi il loro primo e unico album nel 1999 - tramite la propria etichetta indipendente Weird Neighbourhood Records messa in piedi dal loro manager John Fowers - con la produzione di Tim Smith dei Cardiacs. I Dig Your Voodoo, la cui copia fisica è fuori catalogo e introvabile ormai da anni (se non a prezzi esorbitanti su Discogs o su eBay), arrivava dopo la cassetta EP di quattro pezzi Redoubtable, edita nel 1995 dall'etichetta Org Records e da una tripletta di singoli (Wise Guy, In The Iceman’s Back Garden, The King of Evil) che conquistò consecutivamente per tre volte il riconoscimento di "Single of the Week" della rivista NME. Il che suona un po' strano data la natura mainstream del settimanale se si pensa che all'epoca la musica che dominava nel Regno Unito era per lo più il rimasuglio avariato del britpop e l'elettronica che alimentava i rave party. I The Monsoon Bassoon erano estranei a tutto questo, provenienti dai margini della scena psichedelica e metal inglese, il gruppo era nato dall'amicizia tra Torabi e Dan Chudley, chitarristi e principali compositori, dopo l'esperienza nei Die Laughing, seguiti da Sarah Measures (voce, flauto, sassofono, clarinetto), Jamie Keddie (batteria) e Laurie Osborne (basso).



Ascoltando I Dig Your Voodoo non è sbagliato individuare degli elementi che quattro anni dopo troveremo in un album seminale come De-Loused in the Comatorium dei The Mars Volta: la dicotomia che frappone la complessità progressive e le improvvise esplosioni punk che rendono la musica più viscerale, specie su The King of Evil e The Very Best of Badluck '97, sono caratteristiche che rispecchiano un certo amore anche per il Rock in Opposition, dove la catena melodica che tiene insieme i brani sembra essere appesa ad un filo sottile pronto a spezzarsi, incastrato nei grovigli sonici che generano sottili cacofonie. Alcuni interventi di chitarre arpeggiate e il ripetersi di fraseggi si rifanno alle peculiarità del minimalismo o alle folli trovate Pronk dei Cardiacs come accade su Wise Guy e Blue Junction. Su In The Iceman’s Back Garden e nei caotici minuti finali di Commando si raggiungono livelli di chamber rock e avant-garde coerenti con un'estetica rock accessibile. E, se vogliamo, il coraggio dei Monsoon Bassoon risiedeva proprio nel calare in un contesto post punk complesse soluzioni da rock intellettuale che si risolvevano, ad esempio, nelle progressioni frenetiche di The Constrictor e in quelle prog di Fuck you, Fuck Your Telescope. Un quadro più completo e approfondito della versatilità dei The Monsoon Bassoon ce lo mostrano le b-sides che avevano accompagnato i tre singoli già citati (le quali sfiorano le sincopi e le ritmiche composite del math rock su 28 Days in Rocket Ship e Flamingo Lawn), e quelli successivi risalenti a poco prima dello scioglimento (i contrappunti di The Noosemaker, le progressioni crimsoniane di God Bless The Monsoon Bassoon).

Purtroppo la mancanza di denaro e di un contratto discografico che desse stabilità finanziaria alla band ne decretarono la fine nel 2001, lasciando negli archivi molto materiale inedito. Per scrivere qualcosa sui Monsoon Bassoon avrei voluto aspettare la realizzazione di un fantomatico triplo box set antologico (contenente l'opera omnia del gruppo da tempo fuori catalogo) di cui Torabi iniziò a parlare nel 2011, ma da allora non se ne è saputo più nulla. Credo che a questo punto più il tempo passi e meno siano le speranze di vederlo materializzato, anche perché Torabi sembra essere sempre più assorbito dagli impegni con Knifeworld e Gong, andando a compromettere lo spazio necessario che richiederebbe un'operazione di assemblaggio e rimasterizzazione di materiale edito e soprattutto inedito. Inoltre, nel frattempo, molto di questo materiale introvabile è stato caricato sulla pagina Soundcloud del gruppo (che forse tale scelta voglia rappresentare una sorta di resa o mediazione?). Ho deciso quindi di parlare ugualmente dei Monsoon Bassoon per il loro valore fondamentale all'interno del prog-math-avant-core rock, soprattutto se si considera come suona contemporanea la loro musica risalente ormai a quasi venti anni fa.

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