mercoledì 3 maggio 2017

gP. - Destroy, So as to Build (2017)


Fin dall'esordio con l'EP Foundation, i Ghost Parade hanno destato in me un certo interesse per la loro energetica fusione tra post hardcore e alternative rock. Dall'uscita di quell'EP risalente al 2013 il gruppo è rimasto piuttosto inattivo dal punto di vista delle pubblicazioni, a parte un inedito realizzato nel 2014 (Drugs with strangers, on lovers), incluso in uno split single con gli Idlehands (che per la cronaca si sono sciolti dopo un solo album), il quale certificava una notevole crescita.

I Ghost Parade nascono a San Francisco nel 2012 per volontà dei due chitarristi Justin Bonifacio e George Woods ai quali si aggiungono Kenny Rodriguez (basso) e Anthony Garay (batteria). Dopo l'EP e il singolo succitati, i quattro continuano ad esibirsi in concerti nel circuito alternativo statunitense mentre contemporaneamente preparano altri brani inediti che andranno a finire in questo nuovo lavoro. Nel frattempo il tempo passa e i Ghost Parade si ribattezzano nel 2016 con le sole iniziali gP. e, negli ultimi mesi dello stesso anno, annunciano la pubblicazione di Destroy, So as to Build per i primi mesi del 2017. Presentato come un secondo EP, anche se la durata di 35 minuti lo può accostare tranquillamente alla definizione di mini album, Destroy, So as to Build è stato pubblicato digitalmente il 28 aprile.

La produzione molto curata, attenta a dare risalto ad ogni aspetto e pronta a sottolineare i contorni di ogni deviazione tematica, polifonica o ritmica, fa delle canzoni di Destroy, So as to Build qualcosa di più che semplici inni alternative rock. Continua, come era accaduto su Foundation, quella sensazione di sintesi tra il prog dei The Dear Hunter e il post hardcore dei The Receiving End of Sirens anche se in versione più accessibile, ma questa volta, come era lecito aspettarsi, i gP. sono cresciuti: a questo punto sanno come gestire le dinamiche, essendo coinvolgenti sia nei momenti quiet che in quelli loud, si destreggiano in abbellimenti ritmici, talvolta frenetici altre volte sincopati al fine di creare tensione continua e crescendo infuocati. Non c'è un brano che risalti su un altro o un calo di pathos, ogni traccia di Destroy, So as to Build ha da offrire qualcosa e il livello di scrittura rimane pressoché invariato, nel senso che se uno qualsiasi di questi pezzi farà presa su di voi, allora vi piacerà tutto l'album.



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